La Chemio-ipertermia Intraperitoneale (HIPEC), in combinazione con la chirurgia citoriduttiva, è uno specifico trattamento per la cura della carcinosi peritoneale.

La carcinosi peritoneale rappresenta lo stadio avanzato di diversi tumori che si sviluppano da organi addominali e pelvici come il colon, l’appendice, le ovaie, lo stomaco, il pancreas ed il fegato. In particolare, il tumore del colon-retto è uno dei tumori più diffusi in tutto il mondo, specialmente nei paesi sviluppati, con una percentuale di 47,7 casi su 100.000 uomini e di 36,2 casi su 100.000 donne.

Questo tipo di tumore, come anche il tumore dello stomaco, è aumentato costantemente negli ultimi anni, soprattutto a causa di alimentazione (consumo di elevate quantità di alimenti conservati e scarse quantità di frutta e verdura) e stile di vita scorretti.

Per quanto riguarda il cancro ovarico, la familiarità è uno dei principali fattori di rischio con un’incidenza del 5-10% dei casi totali di tumore. Le donne le cui parenti di primo grado (madre, sorella o figlia) sono affette da carcinoma ovarico, hanno un rischio maggiore di sviluppare questa neoplasia.

Esistono inoltre tumori che si sviluppano direttamente dalle cellule del peritoneo (mesotelioma maligno), la cui incidenza, anche se rara, è recentemente aumentata essendo strettamente legata all’esposizione all’amianto.

Quando la malattia tumorale di un organo addominale o pelvico aumenta, le cellule neoplastiche raggiungono ed invadono il peritoneo, che è un vero e proprio rivestimento che copre gli stessi organi contenuti nella cavità peritoneale e pelvica. Una volta attraversata questa barriera, le cellule tumorali sono in grado di replicarsi nella cavità addominale e di diffondersi trasportate dal fluido peritoneale. Anche nel caso del mesotelioma, che colpisce direttamente il peritoneo, le cellule tumorali possono rompere la membrana e spostarsi nella cavità peritoneale, trasportate dal fluido peritoneale. Le cellule tumorali presenti nel liquido peritoneale possono morire o sopravvivere, alimentandosi di sostanze contenute nel fluido stesso. Queste cellule tendono ad accumularsi nelle aree in cui si verifica un riassorbimento più elevato del liquido, creando agglomerati che crescono sempre di più e che si diffondono nell’intero addome dando origine alla carcinosi peritoneale.

 Come curarsi

La carcinosi peritoneale è sempre stata considerata una malattia con prognosi molto sfavorevole ed impossibile da curare con interventi chirurgici o con la terapia oncologica, in particolare per la scarsa efficacia della chemioterapia tradizionale, somministrata per via endovenosa, ad accumularsi ed agire a livello della cavità peritoneale.

Oggi, grazie alla disponibilità ed all’evoluzione delle nuove tecniche terapeutiche è possibile curare in modo efficace anche questo tipo di neoplasie avanzate.

Ad oggi il miglior approccio possibile contempla la combinazione della chirurgia (CRS) e della chemio-ipertermia Intraperitoneale (HIPEC), un intervento complesso che prevede due fasi separate ma entrambe importanti per l’esito del trattamento, che devono essere eseguite una di seguito all’altra:

  1. CHIRURGIA CITO-RIDUTTIVA

È un intervento chirurgico lungo e complesso per la rimozione chirurgica completa del tumore. In particolare, consiste nella rimozione in blocco dell’organo primitivamente interessato, del peritoneo parietale, parte del peritoneo viscerale e di tutti gli organi adiacenti infiltrati. L’obiettivo è quello di ottenere la radicalità chirurgica (R0), non lasciando residui di malattia.

  1. CHEMIO-IPERTERMIA INTRAPERITONEALE

A seguito della chirurgia si esegue il trattamento di Chemio-ipertermia Intraperitoneale (HIPEC) che prevede la somministrazione di una soluzione ipertermica di chemioterapici ad alta concentrazione direttamente nella cavità peritoneale. È un vero e proprio lavaggio della cavità peritoneale che viene eseguito facendo circolare per 60/90 min la soluzione chemioterapica, pre-riscaldata a 42-43° C, utilizzando un’apparecchiatura dedicata.

Questa tecnica di chemioterapia loco-regionale, limitata alla cavità peritoneale, è in grado di distruggere depositi microscopici ed invisibili di cellule tumorali che rimangono nell’addome dopo l’intervento chirurgico, consentendo dosi molto più elevate di trattamento chemioterapico rispetto alla chemioterapia endovenosa, e minimizzando contemporaneamente molti degli effetti negativi della chemioterapia endovenosa stessa. Grazie all’effetto termico sui tessuti, viene inoltre migliorato l’assorbimento dei farmaci chemioterapici da parte dei tessuti tumorali stessi.

 Farmaci utilizzati nell’HIPEC

Sono utilizzate diverse chemioterapie e non esiste un unanime consenso su quali farmaci dovrebbero essere usati. La Mitomicina C è l’agente più comunemente usato ed è stato uno dei primi farmaci usati per questa terapia. Con l’avvento di chemioterapici a base di Platino, l’Oxaliplatino ha cominciato a guadagnare maggiore popolarità. Anche se entrambi hanno dimostrato un’efficacia simile, alcuni studi sostengono che l’Oxaliplatino tenda ad avere risultati migliori.

 Rischi e effetti indesiderati

La combinazione di CRS + HIPEC è un intervento invasivo e molto aggressivo che richiede l’ospedalizzazione e, dopo il trattamento, l’ammissione all’Unità di Terapia Intensiva Chirurgica (SICU). Esistono rischi specifici collegati a ciascuna delle due fasi del trattamento: durante l’intervento chirurgico possono verificarsi alcune complicazioni (il 15% dei casi in media), con la necessità di ritornare in sala operatoria. Allo stesso modo, possono verificarsi reazioni al farmaco utilizzato (il 20% dei pazienti in media). Dopo l’intervento CRS + HIPEC, generalmente possono essere necessari uno o più cicli di chemioterapia endovenosa sistemica aggiuntivi, c.d. chemioterapia adiuvante.